Amici Miei,
oggi è Venerdì 17 di un anno bisestile in cui siamo stati colpiti dall'emergenza più emergente dalla seconda guerra mondiale (non che senza Coronavirus l'anno non fosse già diretto verso il baratro... anzi forse il virus rappresenta il fondo da cui non si può che risalire. Almeno spero) e ancora ci manca l'asteroide del 29 aprile. Ne sono passati tanti di asteroidi e non ci hanno colpito, magari questa è la volta buona: le congiunzioni astrali potrebbero esserci tutte!
Io però sono un po' una Pollyanna, lo sono sempre stato, nel senso che cerco di vedere le cose buone dappertutto, quelle che gli americani chiamano "silver linings". Nella parentesi qualche riga più su, per esempio, affermo che il Covid19 potrebbe essere il fondo da cui poi risalire, e questo è un pensiero ottimista perché vede ancora un futuro in cui stiamo risalendo.
Ma soprattutto è nella mia vita professionale che sto riscontrando quel cambiamento che tanto ho cercato, per lungo tempo. Se seguite questo blog (e so che siete centinaia di migliaia a seguirmi) sapete perfettamente quali sono stati i miei sentimenti nei confronti del mio lavoro di cabarettista negli ultimi... bah... dieci anni almeno. Sapete quanto impegno ci ho messo nell'Abac Digital Studio e in Abac Edizioni, sapete dell'amore non corrisposto tra me e il cinema... Sapete di quante energie ho profuso nel progetto Petrichor e di quanto mi sia terribilmente pesato, terribilmente pesato!, il fatto che quando finalmente iniziavo a portarlo in giro nella mini tournée "Nearly Unplugged Live" sia arrivato (sempre lui) il Virus a spezzarmi di nuovo le gambe. Bastonare un tizio che già è in ginocchio di suo è una vera vigliaccheria.
Però poi...
Avete presente quei film di guerra, o di fantascienza, una puntata di Capitan Harlock in cui il nemico sta per attaccare, nella nave risuona l'allarme, le luci diventano rosse, qualcuno prende un comunicatore e urla "Tutti ai posti di combattimento! Questa non è un'esercitazione! Tutti ai posti di combattimento!"; e tutti i membri dell'equipaggio corrono a fare il loro dovere al posto che loro compete: l'artigliere si piazza al cannone, accanto a lui il commilitone addetto a ricaricare, il timoniere si lega al timone, il medico organizza l'infermeria per accogliere i feriti appena arriveranno. Ecco, se questa contro il Virus è una guerra, io la sto combattendo dal mio posto di combattimento, io sono un artista, io sono quello che deve tenere alto il morale della truppa, anche quando il mio di morale non è così alto. Ma io non sono importante: la truppa lo è. E i civili lo sono. I medici stanno curando i malati, gli infermieri si prodigano per dare conforto e supporto a malati e medici, i ricercatori cercano una cura e un vaccino, le forze dell'ordine vigilano sulla nostra sicurezza, i politici sul non farci perdere i privilegi che, che ne siamo degni o no, abbiamo acquisito negli ultimi settant'anni. Io tengo su il morale delle persone che ne hanno bisogno, quelle chiuse in casa a vivere una vita che non sapevano di avere. E così ogni domenica sera ho iniziato a fare le mie dirette su Facebook. Da cabarettista, manco a dirlo... ma è di quello che c'è bisogno ora. Qualcuno che ti faccia ridere, per un'oretta una volta a settimana. Con un po' di fortuna avrò qualcuno che mi aspetta come la volpe aspetta il Piccolo Principe, iniziando a fremere già un'ora prima dell'appuntamento. E se questo è il "silver lining", c'è addirittura un
Golden Lining
ammesso che esista... Mi piacciono le dirette. Ho iniziato semplicemente cantando le mie canzoni in una diretta di 25 minuti. Cantando e basta. Giunto alla quinta puntata ho aggiunto delle rubriche, dei giochi, ognuno con la sua sigla, ho creato un format, una struttura su cui baso la scrittura di ogni puntata: non c'è quasi nulla di improvvisato, c'è una vera scaletta, strutturata, un blueprint su cui è costruita ogni puntata. E mi sta piacendo. Le prime puntate le ho fatte usando la diretta di Facebook, poi ho deciso di fare un passo in avanti e ho iniziato a usare un programma fatto apposta, che mi permette di mandare video, grafiche, effetti sonori, una vera regia televisiva, e di puntata in puntata apprendo cose nuove e le metto in pratica per avere un risultato sempre più professionale. E da 25 minuti sono passato a 75. Sto per dire una frase importante, ma la rimando ancora di un po'.
E c'è anche il PODCAST! Quanti anni sono che vorrei fare una trasmissione radiofonica? Tanti. E poi succede che... Ultimamente ero diventato molto restio a rispondere alle telefonate perché non erano quasi mai telefonate in cui mi si offriva qualcosa ma solo telefonate in cui mi si chiedeva qualcosa. Non rispondo più a numeri che non conosco, lascio che squillino e poi vado a controllare su internet: se è un call center lo aggiungo alla lista nera, se è qualcuno che conosco lo richiamo, altrimenti se mi vogliono mi richiamano o mi mandano un messaggio. È sempre preferibile mandare prima un messaggio e poi eventualmente telefonare. Non sto divagando, sto solo presentando il background, spiego perché quando squilla il telefono non voglio rispondere: quasi mai sono buone notizie. Per questo quando mi ha chiamato la mia amica giornalista Angela Leucci, che è SEMPRE foriera di buone notizie, ho risposto non senza un certo entusiasmo, che è diventato sorpresa e poi goduria quando mi ha proposto di entrare nello staff del blog The Room per curare un podcast che potevo gestire in tutto e per tutto. La quantità di idee che mi si sono sviluppate nel cervello sono così tante che verosimilmente non potrò MAI realizzarle tutte. Sta di fatto che erano ANNI che non ero così prolifico! Nelle ultime sei settimane ho pubblicato sei puntate del Podcast, cinque puntate della diretta Facebook, sono stato ospite in altre quattro dirette e ho cominciato a registrare e pubblicare l'audiolibro di Pinucciu, di cui ho parlato in un precedente post, e so già cosa pubblicherò quando avrò finito Pinucciu, e so che vi piacerà TANTO! Ho anche scritto una canzone su un testo di un amico, ma di questo vi parlerò prossimamente. Mi sta piacendo un sacco, tutto questo! Ho scoperto nuovi modi per utilizzare la mia attrezzatura, per riconvertirla all'uso di cui ho bisogno ora! Avevo già tutto l'occorrente a casa per fare quello che volevo e neanche lo sapevo! Mi ero incaponito a guardare sempre e solo nella stessa direzione, come una mosca che sbatte contro il vetro, e sbatte e sbatte ancora senza capire che da lì non riuscirà mai a passare. Insomma, è il momento di proferire la fatidica frase: credo di aver trovato La Mia Strada!
Ora devo solo fare in modo che La Mia Strada mi permetta di comprare il pane e pagare le bollette. Già... Beh...
PS: credo che parte della svolta sia frutto (o magari quello è il seme...) della seconda parte del testo di "A volte mi sembra". Quando l'ho scritta, vent'anni fa, terminava con una nota negativa: "C'è qualcosa che dovrò sacrificare / ma non potrò scegliere cosa". Ora che l'ho ripresa, dopo la nota negativa che spegne la canzone ("Questo è il penultimo verso / E questa è la fine"), la musica riparte con un meraviglioso:
O forse no
Forse è solo quel giorno dell'anno
In cui ti fermi a guardare al passato
Dimenticando la prospettiva
Dimenticando l'ovvia verità
Che sei soltanto a metà della strada
E anche se il resto è tutta salita
Dopo anni di allenamento
Le tue gambe sono molto più forti
E come posso io non cantare
Sotto la Luna dei Pastori
Sotto un sole che muore ogni giorno
Per poi nascere ancora ed ancora
Perché sì che io sono un artista
E vado a caccia di farfalle
E ogni volta che ne acchiappo una
Anche il fiume si ferma a guardare!
Credo in tutta sincerità che questo sia il testo più importante che io abbia mai scritto, il più autobiografico e forse anche il più salvifico. Ed è arrivato in questo 2020 di merda, che forse così di merda non è.
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Buona Giornata,
Bac
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Amici Miei, innanzitutto vi ringrazio per l'affetto che continuate a dimostrarmi!!! Siete PAZZI a SEGUIRMI, non siete followers ma FO...
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