Intitolo questa nota con il numero progressivo #001 perché
potrei anche farne altre dello stesso genere. Magari mi metterei meno nei guai
se optassi per #01 anziché per #001... vabbe’, que serà serà... Ma di cosa
parla questa rubrichetta? Di quello che succede dietro le quinte, di quello che
voi spettatori non sapete, di ciò di cui (e sottolineo di cui) non vi accorgete
mentre noialtri, noi “Live Performers”, siamo sul palco e sembra quasi che
stiamo suonando. Ovviamente il tutto in salsa Bac. DI CUI (appunto) Bac-Stage.
Lasciatemi iniziare dandovi conto di quanto è accaduto ier
sera, sabato 9 marzo 2019, durante lo spettacolo dei BàshaKa Indie in quel di
Galugnano, nel contesto della Festa della Madonna Addolorata, nota come la
Matonna Te Li Pampasciuni. Una bella piazzetta (Piazza Umberto I) sulla quale
si affaccia il Palazzo Baronale Dellanos, con il nostro palco addossato al muro
laterale della Chiesa Matrice di Maria Santissima Incoronata. Fatevi un giro a
Galugnano (frazione di San Donato, a 12 Km da Lecce): dal 28 gennaio di
quest’anno proclamata Città d’Arte.
Da premettere che per l’occasione, siccome si suonava in
piazza, spettacolo completo ecc., ho pensato di portare il mio set di tastiere
al completo (niente di eccezionale, eh), quello che uso anche nello spettacolo
Solo Cari Ricordi. Ovvero, per chi fosse interessato, Yamaha S90 ES (che in
genere uso per gli effetti di pianoforte acustico o elettrico, o di piano e
pad), e la mitologica Roland E70 che in realtà uso solo come controller Midi
collegata al mio Mac, attingendo i suoni dal software Main Stage. Io lo so che
una tastiera old school come la E70, per quanto provvista di uscite Midi, può
avere qualche problema nel collegamento al computer, dato che il cavo
adattatore Midi - Usb non è affidabilissimo. Però negli ultimi due anni non mi
ha mai dato problemi. Ieri, nella fattispecie, dopo aver passato tutta la
mattinata a organizzarmi i suoni appositamente per le canzoni che dovevo
suonare in serata, ero molto contento di poter fare sfoggio di tecnologia per
dare allo spettacolo quel tocco di professionalità in più. Manco a dirlo: la
tragedia era dietro l’angolo.
Una delle canzoni che non possiamo non suonare è
l’altrettanto mitologica “Tu mi rubi l’andita”, canzone che, quando faccio gli
spettacoli da solo, eseguo nella sua versione classica, invece con i BàshaKa
Indie ci siamo inventati una versione “mesh-up” in cui a un certo punto si
inserisce a sorpresa “Profondo Rosso” dei Goblin. Quella che fa “Tàttati
ttattàtti ttattattìttatù ttattàti ttàtti”, con la ben nota particolarità che ha
una battuta in tempo pari e una in tempo dispari... e io mi ero organizzato
così: parte destra della tastiera i suoni per il “Ttàttattì”, parte sinistra
della tastiera organo di chiesa, parte centrale della tastiera un suono di Moog
facilmente riconoscibile se conoscete il pezzo (Quello che fa “Piuuu... pirì
pirì pipììuuu...”). Ero organizzatissimo. Devo dire (con malcelato orgoglio)
che quando suono quella parte di “Tu mi rubi l’andita” sono particolarmente
orgoglioso di me stesso, perché con la mano destra faccio una cosa difficile,
con la sinistra accompagno facendo gli accordi, nel frattempo canto e devo
ricordarmi che le battute sono una pari e una dispari, e poi devo anche
cambiare i suoni all’altra tastiera. Una roba impegnativa. Ieri mentre suonavo
e cantavo la strofa e il ritornello pensavo: “Questa sera sarà una figata,
perché dopo questo ritornello attaccherò con Profondo Rosso, con i suoni
precisi uguali all’originale... non vedo l’ora che arrivi quella sezione lì!”.
Poi arriva la sezione, attacco il riff con la mano destra... ma non era il
suono giusto!!! Che cavolo succede!!! Penso che forse ho sbagliato a impostare
la patch sul computer, do’ un’occhiata: no, è la patch giusta! Allora forse sto
suonando la sezione sbagliata della tastiera, mi sposto al centro... niente: lo
stesso suono sbagliato! Ok: da bravo intenditore delle faccende Midi mi sono
procurato di impostare sulla tastiera un tasto chiamato PANIC che si preme
quando qualcosa non va. Il PANIC in pratica non fa che ripristinare tutti i
collegamenti in un attimo, come spegnere e riaccendere la tastiera senza
aspettare il tempo tecnico di spegnimento e accensione... ma non funziona
neanche il PANIC!!! (Nel frattempo sto continuando a suonare). A un certo punto
mi rendo conto di non essere più sincronizzato con il batterista: mentre
Roberto suona la battuta pari, io sto suonando la battuta dispari... sono
uscito fuori tempo io? O lui? E Pasquale cosa sta suonando? Perché se Pasquale
è con me allora è Roberto che si deve riallineare, se invece Pasquale è con
Roberto mi devo riallineare io... poi penso che forse questa sezione della
canzone sta durando un po’ troppo... Ok, vada come vada: lascio perdere la
tastiera superiore, faccio tutto con la Yamaha (come ho sempre fatto negli
ultimi 5 anni... sigh...) e attacco a cantare la strofa, mettendo nei guai
Roberto che a quel punto ha dovuto riallinearsi a me (ancora non so nulla di
Pasquale). Canto questa benedetta strofa... e finalmente arriva la parte di canzone
in cui si torna tutti alla versione originale di “Tu mi rubi l’andita”, fuori
dai guai, salvi anche stavolta. Ma che fatica. I 60 secondi (o anche
decisamente meno) più lunghi di tutta la serata.
Se ne sarà accorto qualcuno tra il pubblico? Boh. Quanto
conta tutto questo nell’economia di uno spettacolo? Poco o niente, perché, in
fin dei conti, sul palco queste cose succedono di continuo, ogni sera una (o
più d’una) diversa, a volte anche sempre la stessa cosa in sere diverse. Tipo,
ieri sera non è stata mica l’unica... Fanno parte della fatica di essere un
musicista, di quel bagaglio di gioie e dolori che ti dà questo fantastico
lavoro. A volte episodi come questo sono talmente clamorosi che tra amici
musicisti se ne parla e riparla, scompisciandosi dalle risate, nei secoli a
venire. Ci sono episodi entrati nella leggenda. Con questa rubrichetta spero,
Amici Miei, di potervi coinvolgere nel fantastico mondo dei Live Performers!!!
Buona Giornata,
Bac
I BàshaKa Indie: da sinistra Roberto Duma, Pasquale Chirivì, Andrea Baccassino
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