questa è la storia di un incontro, di una congiuntura astrale, di una serie di vie che lungo un tragitto tortuoso alla fine si incrociano. Per cui (o, meglio... beh lo sapete...) questa che vi propongo io è solo la mia versione della storia, il mio punto di vista, il percorso che ha portato me a quell’incrocio.
Come sempre, la prendo larga. Ma proprio larga. Racconto un paio di aneddoti buoni anche per la mia autobiografia. Correvano (e come se correvano!) gli anni ‘80. A cavallo tra le due metà, più verso la prima. Era l’epoca in cui i miei vivevano e lavoravano “alla” Germania e io stavo con i nonni, però in qualche modo riuscivo ad andare a casa mia perché così potevo giocare con i miei immarcescibili crussupini. Ovviamente (come racconto in maniera piuttosto puntuale nei miei spettacoli) eravamo appassionati di cartoni animati, ma non eravamo solo spettatori passivi! Siccome i cartoni non duravano 7X7 h24 come capita oggi, li prendevamo solo come stimolo per poi sviluppare la nostra creatività. Così ci sceglievamo i ruoli e “rifacevamo” le puntate per strada o in giardino. STORICA la puntata in cui Giuseppe, mentre stavamo inseguendo un nemico, disse: “Capitano! C’è un uomo, lo uccido?” e Massimiliano, che faceva il Capitano, rispose: “NO! Non toccarlo! Potrebbe essere velenoso!”. A un certo punto abbiamo anche cominciato a registrare le puntate su audiocassetta (ma di questo parlerò profusamente nella mia autobiografia). Ma registravamo anche altre cazzate. Così, da qualche parte, forse, ancora esiste una cassetta C60 con incise le nostri giovani voci che intonano le sigle di Candy Candy e di Coccinella. E c’era anche una cassetta in cui con il maestro Alex Zuccaro suonavamo e cantavamo “Fire” dei BeeHive... (lui suonava, io cantavo).
Salto temporale, non lungo quanto quello di 2001 Odissea nello spazio, ma abbastanza lungo per giungere con un solo balzo in un’epoca completamente diversa della mia vita, quella in cui sono già un “affermato” cabarettista e l’ottimo Biagio Valerio, visionario come pochi, organizzava niente meno che la quarta edizione di una manifestazione che oggi chiameremmo “Comic Con”, magari che ne so “Nardò Comics”, ma che lui chiamò con meravigliosa creatività “Nuvole di Carta sulle Quattro Colonne”. Era, appunto, un Comic Con ovvero una fiera del fumetto e del cartone animato, con bancarelle per gli acquisti, incontri con disegnatori ed editori famosi, ospiti dalla Melevisione, Giovanni Muciaccia in persona!, una cover band che eseguiva le sigle dei cartoni e dei telefilm... e... pensò di invitare anche me. Io preparai uno spettacolino di circa 45 minuti in cui raccontavo quello che pensavo sui Cartoni Animati Giapponesi (questo il titolo) della mia infanzia, e ci misi dentro anche qualche aneddoto di vita vissuta e qualche sigla. Era il 2006.
In seguito avrei voluto far diventare quell’atto unico uno spettacolo vero e proprio, ma non ci sono mai riuscito, così anziché allungarlo l’ho ridotto e l’ho fatto diventare il “famoso” monologo sui cartoni animati che faccio spesso durante i miei spettacoli di cabaret.
Il fatto è che io lavoro (il mio cervello lavora) in questo modo qui: mi viene un’idea A e me la appunto, a volte riesco anche a svilupparla un po’, ma quasi mai prende corpo completamente, per cui la accantono in un apposito ripostiglio nella mia testa. Prima o poi mi verrà in mente, o succederà qualcosa che si trasformerà nell’idea B, la quale, a sua volta incompleta, messa a contatto, all’interno del ripostiglio, con l’idea A, fa scattare una scintilla! Et voilà!!!
In questo caso l’elemento B della diade si chiama Andrea Zollino, personaggio dall’aspetto rassicurante ma dall’indole spiazzante (diciamolo, un po’ come me) che vedo per la prima volta in un MERAVIGLIOSISSIMO cortometraggio che si intitola “Lo chiamarono Uccello, Uccello Tonante!” grazie a una serata di proiezioni filmiche nella mitica sede dello SBAM di Luigi Bruno, a Galatone (vedi tu quanti incroci). Siamo anche qui credo nel 2007.
Nei mesi e anni successivi io e Zollino ci incrociamo più volte, sempre un po’ di sfuggita, almeno fino a quando non mi invita a suonare al suo matrimonio. In seguito, e siamo arrivati a pochi anni fa, lo rivedo in qualità di bassista degli “Ipergalattici Cartoons Coverband”, vestito da Lupin versione prima serie. Divento un fan sfegatato della band e insieme al cognato Pasquale Montefusco comincio a seguirli in giro per il Salento. Non so quanti spettacoli ho visto, ma di sicuro siamo in doppia cifra, spaziando da Monteroni sotto la neve a Pescoluse sotto il sole cocente. A un certo punto, probabilmente, era nell’aria. Io sapevo cosa facevano loro con le sigle, loro sapevano cosa faccio io con i monologhi sui cartoni, e così, ormai un paio d’anni fa, Andrea lancia l’idea di unire le forze. Io ero d’accordissimo, ovviamente. I tempi si sono allungati perché non stiamo mai fermi e abbiamo sempre mille altri progetti cui dedicarci. Finalmente, con un colpo di mano degno del miglior anarchico controrivoluzionario, decidiamo che questa doveva essere l’estate della svolta! Così è nata la serata del 5 luglio scorso in quel di Leverano, con gli Ipergalattici e Bac che si fondono come neanche i Zenborg o Goku con Vegeta erano riusciti a fare! Nasce I-PERBAC!!! Le sigle dei cartoni - i monologhi di Bac e poi la fusione dei due mondi con Ivana Cammarota che oltre a cantare interagisce con me e io che scrivo le parodie delle sigle. Chi c’era giura che è stato uno spettacolo fenomenale, e non vede l’ora di rivederlo!!! E noi non vediamo l’ora di riproporlo.
Invito ufficialmente Andrea a raccontare la storia dal suo punto di vista, e, se vogliono, anche tutti gli altri soggetti coinvolti, così possiamo tracciare una migliore mappa cronologica e fare chiarezza su questa misteriosa catena di eventi!!!
Invito ufficialmente Andrea a raccontare la storia dal suo punto di vista, e, se vogliono, anche tutti gli altri soggetti coinvolti, così possiamo tracciare una migliore mappa cronologica e fare chiarezza su questa misteriosa catena di eventi!!!
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