mercoledì 24 luglio 2019

24 Luglio e un cambiamento: l'inizio

 Amici Miei, 
facciamo un breve riepilogo. Questo blog, come detto più volte, nasce su Splinder il 28 gennaio 2007 con un titolo particolare: Diario di un Cantarettista Malincomico. Così, con un'abile mossa, ci ho infilato dentro la musica, il cabaret, la comicità e quella vena di malinconia che pervade la mia opera omnia. Dopo poco però Splinder ha fatto kaputt, ce ne siamo andati tutti su Facebook (anzi, cronologicamente è successo il contrario) e io sono rimasto senza blog. Poi però ho deciso di riaprirlo qui, perché mi mancava questo fatto di poter scrivere per essere letto immediatamente. Passato qualche anno avevo in un certo senso cambiato mestiere, o, meglio, avevo aggiunto mestieri a mestieri, così mi sembrava d'uopo cambiare il titolo del blog in "Diario di un Cantarettista Cabaregista", in cui la malinconia scompare ma restano la musica, il cabaret e new entry il cinema. All'inizio mi seguivano una decina di persone, ma, diciamolo, l'epoca della gente che segue il mio blog è tramontata così ormai da molto tempo scrivo qui ma so già che non mi legge nessuno... nascondo le mie intimità nel luogo più trafficato del mondo, la Rete, e non mi vede nessuno!!! Fighissimo!!! E dico sul serio, perché comunque io mi libero degli intasamenti che mi bloccano il cervello, per cui la funzione del blog è salva. E poi c'è sempre la possibilità che qualcuno passi di qui, magari per puro caso, solo perché ha sbagliato strada. Fin qui, tutti concetti che abbiamo ampiamente enucleato in post passati. Qual è dunque la novità preannunciata nel titolo di questo post? Si impone la necessità di trovare un nuovo titolo al blog!

Intanto, non si può più chiamare Diario perché non scrivo assolutamente tutti i giorni... E poi questa faccenda del cabarettista mi sta sempre più stretta, quella del regista... bah... e anche la malinconia sta diventando sempre più nostalgia. Nel gennaio 2007 avevo 33 anni, ora ne ho ben 46... sarà cambiato qualcosa nella mia monotona vita...

Che ne so, "Parole private dette in pubblico"?
Chi mi conosce sa che Raymond Carver è il mio secondo poeta preferito (dopo T.S. Eliot. Approfitto per fare anche qui la famosa battuta: ma che nesso c'è tra T.S. Eliot ed Elio e le storie TeSe?) e Carver è uno degli scrittori di cui ho letto un libro sulla scrittura creativa. Io ho studiato scrittura creativa a Padova, con Giulio Mozzi. Il quale ha a sua volta scritto vari libri sulla scrittura creativa, tra cui proprio uno che si intitola "Parole private dette in pubblico". Posso forse io usurpare il titolo al mio maestro? No.
Ma perché ho parlato di Carver? Niente, solo per inserire la battuta su Eliot e le Storie T.S.
Però il concetto che voglio esprimere nel titolo è proprio quello, cioè parlare di cose totalmente mie che io metto in piazza, come qualsiasi scrittore fa, ma dichiarando apertamente (trattandosi di blog e non di fiction) che è la mia vita. "Sproloqui personali postati in Rete". Hm, potrebbe andare. Anche se "sproloqui" un po' minimizza i miei sentimenti. Ma lo si può anche considerare ironico, o addirittura segnale di umiltà! Come se possa davvero esistere una persona umile che scrive su un blog. No, possiamo essere brave persone, ma il fatto stesso che riteniamo che qualcuno possa leggerci ci spinge almeno un gradino al di sotto dell'umiltà. Però io non ritengo "davvero" che qualcuno possa leggermi, e i dati del blog lo dicono chiaramente: i miei ultimi post li ho letti solo io. Quindi sono umile! Sì!!! Sono umile, e me ne vanto! Ecco, forse lo chiamo coì: Sono Umile e Me Ne Vanto. Però poi dovrò scrivere solo cose a tema umiltà, modestia. vanità... pff...

Basta, c'ho sonno.
(CONTINUA)

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Buona Giornata,
Bac

domenica 7 luglio 2019

BAC-STAGE #008 - I-PERBAC!

 Amici miei, 
questa è la storia di un incontro, di una congiuntura astrale, di una serie di vie che lungo un tragitto tortuoso alla fine si incrociano. Per cui (o, meglio... beh lo sapete...) questa che vi propongo io è solo la mia versione della storia, il mio punto di vista, il percorso che ha portato me a quell’incrocio.

Come sempre, la prendo larga. Ma proprio larga. Racconto un paio di aneddoti buoni anche per la mia autobiografia. Correvano (e come se correvano!) gli anni ‘80. A cavallo tra le due metà, più verso la prima. Era l’epoca in cui i miei vivevano e lavoravano “alla” Germania e io stavo con i nonni, però in qualche modo riuscivo ad andare a casa mia perché così potevo giocare con i miei immarcescibili crussupini. Ovviamente (come racconto in maniera piuttosto puntuale nei miei spettacoli) eravamo appassionati di cartoni animati, ma non eravamo solo spettatori passivi! Siccome i cartoni non duravano 7X7 h24 come capita oggi, li prendevamo solo come stimolo per poi sviluppare la nostra creatività. Così ci sceglievamo i ruoli e “rifacevamo” le puntate per strada o in giardino. STORICA la puntata in cui Giuseppe, mentre stavamo inseguendo un nemico, disse: “Capitano! C’è un uomo, lo uccido?” e Massimiliano, che faceva il Capitano, rispose: “NO! Non toccarlo! Potrebbe essere velenoso!”. A un certo punto abbiamo anche cominciato a registrare le puntate su audiocassetta (ma di questo parlerò profusamente nella mia autobiografia). Ma registravamo anche altre cazzate. Così, da qualche parte, forse, ancora esiste una cassetta C60 con incise le nostri giovani voci che intonano le sigle di Candy Candy e di Coccinella. E c’era anche una cassetta in cui con il maestro Alex Zuccaro suonavamo e cantavamo “Fire” dei BeeHive... (lui suonava, io cantavo).
Salto temporale, non lungo quanto quello di 2001 Odissea nello spazio, ma abbastanza lungo per giungere con un solo balzo in un’epoca completamente diversa della mia vita, quella in cui sono già un “affermato” cabarettista e l’ottimo Biagio Valerio, visionario come pochi, organizzava niente meno che la quarta edizione di una manifestazione che oggi chiameremmo “Comic Con”, magari che ne so “Nardò Comics”, ma che lui chiamò con meravigliosa creatività “Nuvole di Carta sulle Quattro Colonne”. Era, appunto, un Comic Con ovvero una fiera del fumetto e del cartone animato, con bancarelle per gli acquisti, incontri con disegnatori ed editori famosi, ospiti dalla Melevisione, Giovanni Muciaccia in persona!, una cover band che eseguiva le sigle dei cartoni e dei telefilm... e... pensò di invitare anche me. Io preparai uno spettacolino di circa 45 minuti in cui raccontavo quello che pensavo sui Cartoni Animati Giapponesi (questo il titolo) della mia infanzia, e ci misi dentro anche qualche aneddoto di vita vissuta e qualche sigla. Era il 2006.
In seguito avrei voluto far diventare quell’atto unico uno spettacolo vero e proprio, ma non ci sono mai riuscito, così anziché allungarlo l’ho ridotto e l’ho fatto diventare il “famoso” monologo sui cartoni animati che faccio spesso durante i miei spettacoli di cabaret.
Il fatto è che io lavoro (il mio cervello lavora) in questo modo qui: mi viene un’idea A e me la appunto, a volte riesco anche a svilupparla un po’, ma quasi mai prende corpo completamente, per cui la accantono in un apposito ripostiglio nella mia testa. Prima o poi mi verrà in mente, o succederà qualcosa che si trasformerà nell’idea B, la quale, a sua volta incompleta, messa a contatto, all’interno del ripostiglio, con l’idea A, fa scattare una scintilla! Et voilà!!!
In questo caso l’elemento B della diade si chiama Andrea Zollino, personaggio dall’aspetto rassicurante ma dall’indole spiazzante (diciamolo, un po’ come me) che vedo per la prima volta in un MERAVIGLIOSISSIMO cortometraggio che si intitola “Lo chiamarono Uccello, Uccello Tonante!” grazie a una serata di proiezioni filmiche nella mitica sede dello SBAM di Luigi Bruno, a Galatone (vedi tu quanti incroci). Siamo anche qui credo nel 2007.
Nei mesi e anni successivi io e Zollino ci incrociamo più volte, sempre un po’ di sfuggita, almeno fino a quando non mi invita a suonare al suo matrimonio. In seguito, e siamo arrivati a pochi anni fa, lo rivedo in qualità di bassista degli “Ipergalattici Cartoons Coverband”, vestito da Lupin versione prima serie. Divento un fan sfegatato della band e insieme al cognato Pasquale Montefusco comincio a seguirli in giro per il Salento. Non so quanti spettacoli ho visto, ma di sicuro siamo in doppia cifra, spaziando da Monteroni sotto la neve a Pescoluse sotto il sole cocente. A un certo punto, probabilmente, era nell’aria. Io sapevo cosa facevano loro con le sigle, loro sapevano cosa faccio io con i monologhi sui cartoni, e così, ormai un paio d’anni fa, Andrea lancia l’idea di unire le forze. Io ero d’accordissimo, ovviamente. I tempi si sono allungati perché non stiamo mai fermi e abbiamo sempre mille altri progetti cui dedicarci. Finalmente, con un colpo di mano degno del miglior anarchico controrivoluzionario, decidiamo che questa doveva essere l’estate della svolta! Così è nata la serata del 5 luglio scorso in quel di Leverano, con gli Ipergalattici e Bac che si fondono come neanche i Zenborg o Goku con Vegeta erano riusciti a fare! Nasce I-PERBAC!!! Le sigle dei cartoni - i monologhi di Bac e poi la fusione dei due mondi con Ivana Cammarota che oltre a cantare interagisce con me e io che scrivo le parodie delle sigle. Chi c’era giura che è stato uno spettacolo fenomenale, e non vede l’ora di rivederlo!!! E noi non vediamo l’ora di riproporlo.
Invito ufficialmente Andrea a raccontare la storia dal suo punto di vista, e, se vogliono, anche tutti gli altri soggetti coinvolti, così possiamo tracciare una migliore mappa cronologica e fare chiarezza su questa misteriosa catena di eventi!!! 


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Buona Giornata,
Bac

venerdì 5 luglio 2019

5 Luglio e un caldo invito!

 Amici Miei, 
un post semplice semplice, direi addirittura promozionale...
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Buona Giornata,
Bac



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